I rapporti con i colleghi, con i superiori e con i datori di lavoro sono naturalmente parte integrante della vita professionale e, nella grande maggioranza dei casi, rivestono un ruolo di straordinaria importanza nella quotidianità del lavoro, tanto da condizionarne in modo determinante, in senso positivo o negativo, la qualità. Nel caso delle persone affette da SM questi rapporti possono talvolta tradursi in un serio ostacolo al normale e sereno svolgimento dell'attività lavorativa.
L'assenza o l'insufficienza di un'informazione corretta circa la patologia, l'ingiustificata identificazione della persona con la sua malattia e una serie di pregiudizi diffusi possono infatti dare vita a percezioni sbagliate, in grado a loro volta di provocare, in casi estremi ma non rari, situazioni di mobbing, cioè di violenza psicologica sul luogo di lavoro.
Il timore che si verifichino situazioni del genere spinge talvolta i lavoratori con SM a scegliere di tacere la propria condizione e non comunicare la diagnosi. È una scelta comprensibile, ma che può generare un forte stress. Sarebbe certo meno logorante potersi comportare con naturalezza, non 'nascondendo' la malattia. La decisione di informare il datore di lavoro è tuttavia impegnativa e può essere assunta solo in base alla spassionata valutazione della situazione concreta.
Nell'ambito di questa valutazione, in ogni caso, bisogna ricordare che il datore di lavoro è tenuto per legge a garantire l'integrità fisico-psichica dei propri dipendenti e dunque a contrastare con efficacia tutti gli atteggiamenti aggressivi o discriminatori che potessero verificarsi in azienda.
La legge italiana inoltre vieta di discriminare al momento dell'assunzione e durante il rapporto di lavoro in base anche alla presenza di un handicap (Decreto legislativo n. 216/2003 in recepimento della Direttiva 2000/78/CE. L'ambito applicativo riguarda sia il settore pubblico sia il settore privato). Il lavoratore che ritenesse di aver subito una discriminazione può pertanto rivolgersi a un avvocato o, se necessario, al tribunale, di persona o tramite una rappresentanza sindacale o di altra associazione. In caso di mobbing, il lavoratore può rivolgersi a un avvocato o a un consulente esperto in materia.
In entrambi i casi, qualora dovessero essere accertate discriminazioni o mobbing, sono previsti risarcimenti e altre sanzioni nei confronti del datore di lavoro.
È importante, in altri termini, che la persona con SM sia consapevole dei suoi diritti sul lavoro e degli strumenti/provvedimenti a sua tutela.
In breve
- La scarsa conoscenza della sclerosi multipla può influire negativamente sui rapporti con i colleghi, dando vita a pregiudizi e situazioni di mobbing.
- In caso di atteggiamenti discriminatori o episodi di mobbing, il lavoratore può rivolgersi a un avvocato, di persona o tramite rappresentanti sindacali o di altre associazioni.
- È importante conoscere i propri diritti e sapere che i superiori sono tenuti a tutelare i dipendenti da eventuali atteggiamenti aggressivi o discriminatori.
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