Come migliorare la comunicazione col medico | Living Like You

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La semantica gioca un ruolo fondamentale nella comunicazione medico-paziente, eppure non è raro per i pazienti incontrare delle difficoltà di interpretazione del gergo dei loro dottori. Per coloro che convivono con la sclerosi multipla, la possibilità di fraintendere ciò che succede all’interno del loro corpo è un pensiero terribile.

La prima volta che ho ricevuto per iscritto i risultati di una risonanza magnetica encefalo, sono rimasta esterrefatta. Parole come multiplanare, parametro T2, sagittale e sequenze FLAIR mi risultavano piuttosto oscure. Cosa significano e quanto dovrei preoccuparmi? Altre volte sono le parole semplici a confondere. In alcuni test, la parola “positivo” significa che qualcosa di terribile sta accadendo all’interno del tuo corpo e “negativo” indica invece che va tutto bene.

Ora, a quasi dieci anni dalla diagnosi, la mia conoscenza della terminologia media è migliorata notevolmente, ma non si avvicina minimamente a quella che i medici usano quotidianamente. Naturalmente loro studiano la medicina per anni, con tutta una serie di termini di origine greca e latina, e quindi non sorprende come a volte si dimentichino di tradurre.

Quando i dottori snocciolano nomi di farmaci e dosaggi e la tua ricetta riporta qualcosa di completamente diverso, allora le cose si complicano notevolmente. In questo senso, il fraintendimento dei termini medici non solo è frustrante, ma riguarda anche la sicurezza del paziente.

Alcuni studi hanno dimostrato che “l’analfabetismo medico” rappresenta una sorta di “epidemia nascosta” che può incidere su molteplici aspetti, dai risultati per la salute all’utilizzo e ai costi delle terapie. È evidente come una maggior comprensione e conoscenza migliorino la gestione della situazione.

Dico sempre: “Il mio neurologo conosce ogni aspetto tecnico del cervello e della Sclerosi Multipla, ma io so cosa vuol dire avere la SM”. Eppure, molto spesso, i due agiscono come se fossero degli estranei. Come pazienti, abbiamo il diritto di capire ogni aspetto della nostra malattia e dei relativi trattamenti, ma dobbiamo anche comunicare al nostro dottore quando il gergo medico ci manda fuori giri.

Aiutare i Pazienti a Tradurre

I pazienti dovrebbero avere la possibilità ed essere incoraggiati a porre domande in qualsiasi momento del loro percorso: dopotutto si tratta della loro salute. Il mio medico di base, ad esempio, utilizza sempre l’inglese di tutti i giorni, e non il gergo medico, quando legge i referti e risponde alle mie domande. E questo non perché io mi sia completamente rimbambita, ma per non lasciare alcun dubbio riguardo ciò che sto passando e riguardo i passi successivi da compiere. In questo modo, mi sento più sicura e a mio agio all’interno della bolla neurologica che ospita la SM. Continuare a porre domande fino ad avere la certezza di capire la risposta può fare la differenza nel percorso di gestione della SM.

Può inoltre risultare utile preparare domande in anticipo e prendere appunti durante i check-up neurologici. Spesso dimentico cosa viene detto e per questo scrivo il più velocemente possibile. Ho valutato l’ipotesi di registrare le conversazioni, ma prima vorrei chiedere il permesso al mio medico. È anche possibile farsi accompagnare da un famigliare o da un amico durante le visite per ricordare meglio ciò che viene detto.

Ecco una serie di suggerimenti che trovo molto utili quando parlo coi medici:

  • Usate un linguaggio chiaro quando parlate col vostro medico, non usate termini medici troppo ricercati o scovati su Google. Questo incoraggerà il medico a rispondere in maniera diretta. I termini in “medichese” trovati online per descrivere la vostra malattia potrebbero non corrispondere a quelli utilizzati dal medico portando a fraintendimenti e confusione reciproci.
  • Se c’è tensione, usate l’ironia per rompere il ghiaccio. Potete dire in modo divertente che “Non ho ancora studiato questo capitolo dell’Enciclopedia Medica, me lo può spiegare?”. Fare i finti tonti di quando in quando può essere di aiuto.
  • Non siate timidi, perché molto probabilmente il vostro dottore ha già visto un miliardo di volte ciò che vi preoccupa!
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